Herbert Marcuse e l’uomo a una dimensione

Riflessioni sull’avanzata della logica formale

Questo articolo è una riflessione su “L’uomo a una dimensione” di Herbert Marcuse.1 L’uomo a una dimensione è un individuo il cui pensiero è reso sistematicamente meno profondo e che è incapace di concepire seriamente un’alternativa all’ordine costituito. Vi sono nel linguaggio degli aspetti formali che hanno una natura distinta dall’essenza del pensiero; tali aspetti formali vengono rinforzati dall’interazione con gli oggetti materiali e dalla competizione intraspecifica. La situazione dell’uomo a una dimensione è vista come il frutto dell’avanzata di queste strutture formali, le quali si realizzano nel sistema tecnologico e scientifico e vengono impiegate dai vertici del potere come strumento di dominio.

Una possibile linea guida da seguire per cambiare questo stato di cose è rendere più visibile l’interiorità del pensiero per mezzo di un vocabolario spirituale adeguato, che al tempo stesso sappia mantenersi in relazione col patrimonio di sapere oggettivo fornito dalla scienza.

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I DISPOSITIVI LINGUISTICI BLOCCANTI

Un vincolo eccessivo sull’aspetto formale del linguaggio può rendere più difficoltoso l’accesso al tessuto delle idee, alla meditazione, allo sviluppo di un pensiero profondo. Marcuse individua alcuni dispositivi linguistici che hanno un effetto simile sul pensiero. Due di essi sono: 1) la concatenazione meccanica di parole e formule descrittive sempre uguali2 3 e 2) la fissazione dei concetti per mezzo di immagini4 5. Entrambi tendono a creare un percorso prestabilito per il pensiero, che resta soddisfatto nel pronunciare la solita frase fatta o nel ricostruire in sé stesso l’immagine citata. La robustezza di questo percorso prestabilito rende improbabile che il pensiero prenda delle vie laterali e si soffermi a riflettere sui modi diversi in cui si può considerare la situazione in esame.

Un altro dispositivo che tende a bloccare l’approfondimento del pensiero è la riduzione dei termini generali a situazioni particolari. Marcuse porta l’esempio della frase “lo stipendio degli operai è troppo basso” che viene ridotta a “lo stipendio di John non gli basta per pagare la bolletta della luce” (Marcuse trae questo esempio da uno studio di sociologia industriale6).

Se nell’analizzare una certa situazione si utilizzano delle frasi o dei termini generali, l’analisi non avrà valore soltanto per quella specifica situazione, ma anche per tutte le altre situazioni riferibili a quei termini generali. Si parla in questo caso di transitività del significato, nel senso che quanto si dice non rimane bloccato al caso specifico che si sta analizzando ma si trasferisce anche su una serie di circostanze differenti, migliorando la conoscenza complessiva del sistema che si sta esaminando.7

Le formule ripetitive, la fissazione di immagini e la riduzione a circostanze particolari sono metodi linguistici che hanno una valenza politica, perché impediscono la costruzione di una critica approfondita dello status quo. Bloccano il pensiero e rendono difficile vedere i fattori storici che stanno dietro i fatti.8

Una volta che il discorso è stato steso in modo da rispettare le regole formali, la logica formale non ha la possibilità di contestare un discorso che fa uso di questi dispositivi. In questo senso la logica formale non è direttamente colpevole, ma è complice del loro utilizzo. Per contestare questi dispositivi linguistici è necessario riferirsi al loro effetto sociale e spostare l’esame ad uno stadio antecedente del ragionamento, non chiedendosi se la frase è stata formata col rispetto dei criteri formali, ma se i termini sono stati scelti nel modo migliore.

L’UOMO A UNA DIMENSIONE

Il mondo del lavoro è fatto di fornitori, clienti, fatture, pagamenti, macchinari, trasporti, materie prime e prodotti finiti. Il mondo della casa è fatto di pranzi, vestiti, docce, sensualità, arredamenti, incontri con gli amici e progetti di coppia. Il mondo della scuola è fatto di lezioni, professori, voti, esami, libri, cancelleria.

Ognuno di noi può vivere in tanti mondi differenti. Ognuno di questi mondi costituisce una dimensione particolare costituita da oggetti, azioni e concetti specifici. Le frasi che uso nel mondo del lavoro difficilmente possono essere usate in una cena romantica. L’esistenza di dimensioni diverse in cui viviamo è collegata all’esistenza di modi di parlare differenti adatti a ciascuna di queste dimensioni.

Ciò che descrive Marcuse è l’avvento di un grande discorso che da solo è in grado di spiegare ogni aspetto della vita e del mondo. È un discorso fondato sulla scienza e gestito, almeno in parte, dai vertici del potere.

L’uomo a una dimensionale è l’uomo che ha un unico modo di pensare con cui può spiegare tutto. È un uomo che vive in un unico discorso. Di per sé avere un unico modo di pensare equivale ad essere coerenti, a saper ricondurre tutto a un unico schema di riferimento, ad avere una profonda comprensione del mondo. In questo senso poter rendere conto del mondo intero con un unico discorso è una cosa positiva. Il problema è che per ottenere questo risultato si sono lasciate perdere delle parti importanti di sé e del mondo.

NON TRASCENDE

L’uomo a una dimensione fatica ad accedere al tessuto delle idee. Le parole sono un grande progresso dell’uomo, ma il modo migliore di usarle è quello di mantenere l’attitudine ad andare dietro di esse. L’atto di staccarsi dalle parole per tornare al pensiero fluido è una forma di trascendenza. La trascendenza è un andare oltre, un cambiamento del modo di vedere.

ALIENATO

L’uomo a una dimensione è alienato. Le parole arricchiscono il pensiero, ma essendo altro dal nocciolo del pensiero possono anche essere usate in modo perverso, senza rispettare la natura più intima dell’essere umano. In questo modo diventano una gabbia. Una gabbia che è disposta attorno al nocciolo e che ci impedisce di accedervi. Il concetto di alienazione nasce per descrivere il senso di estraniamento prodotto nella classe operaia da condizioni di lavoro fisicamente e psicologicamente pesanti. Nel mondo descritto da Marcuse l’alienazione non sparisce grazie al benessere materiale, perché l’uomo è costretto a vivere nella gabbia monodimensionale di un discorso unico che è altro dal nocciolo intimo. È una forma diversa di estraniamento da sé stessi.9

POSITIVISTA E ANTIMETAFISICO

L’uomo a una dimensione è un positivista. Marcuse parla dell’origine storica del positivismo ponendone il primo utilizzo nella scuola di Saint Simon10, e ne descrive i tratti fondamentali come segue: la conoscenza costruita dal pensiero viene convalidata dall’esperienza dei fatti; le scienze fisiche vengono prese a modello di certezza ed esattezza, ed il progresso della conoscenza viene considerato dipendente da tali caratteristiche; la tendenza del positivismo è quella di fermarsi ai fatti e di considerarli come il fattore positivo che promuove la conoscenza.

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LE ALTERNATIVE ADDOMESTICATE

Nel mondo dell’uomo a una dimensione l’arte è diventata una provincia del discorso unico e non è più in grado di essere portatrice di una vera alternativa di vita.11 Gli istinti sono organizzati in modo da potersi esprimere, ma in modi predefiniti che non portino a contestazioni dello status quo.12 Una vera trasgressione non è più possibile.13 È stata annullata la dimensione interiore da cui potrebbe nascere un pensiero che si oppone all’ordine costituito,14 ed una vera opposizione politica è assente.15

La monodimensionalità è una caratteristica che si riscontra in parti diverse della società, sottoforma di disattivazione dei meccanismi che potrebbero portare alla concezione di sistemi sociali alternativi a quello corrente. Il risultato è un mondo in cui tutto è ordinario16, una superficialità felice che non ha bisogno di pensare ad altro ma che è solo apparenza.17

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TECNOLOGIA PER CONTROLLARE

L’epoca contemporanea è caratterizzata dal ruolo fondamentale della tecnologia. Questa è costruita sul sapere scientifico ed è impensabile senza l’uso estensivo della logica formale, matematica inclusa. Marcuse analizza il ruolo dominante delle strutture della logica formale nel mondo a lui contemporaneo. Sono queste strutture che si agganciano in modo coerente fino a comporre il discorso unico della tecnologia e della scienza, il quale rende monodimensionale il mondo.18 19 20 21

In termini odierni potremmo descrivere l’avanzata dei sistemi caratterizzati dall’esattezza formale come una sorta di informatizzazione del mondo, e vediamo che si tratta di una tendenza che non accenna ad indebolirsi. Il problema è che l’uomo dovrebbe essere in grado di usare questi sistemi formali per il proprio progresso, mentre accade il contrario. La struttura tecnologica non è usata per ridurre il tempo di lavoro degli uomini, ma è gestita politicamente per mantenere necessario il lavoro. Questo fatto è indicato da Marcuse come la grande contraddizione insita nella nostra società: abbiamo degli strumenti razionali (quelli della tecnologia) e li usiamo per fini che non sono razionali (mantenere l’uomo schiavo del lavoro).

L’approfondimento del dominio sulla natura e sulla società consente di gestire anche i nostri bisogni, dei quali solo una parte è necessaria, mentre il resto è sviluppato storicamente e socialmente. È creando e promuovendo dei bisogni non necessari che si mantiene l’uomo legato alla necessità di lavorare.22

La strategia di dominio dei vertici politici include la promozione dello sviluppo di una società di uomini monodimensionali, incapaci di elaborare visioni storiche alternative e che non siano consapevoli del funzionamento del sistema e delle dinamiche storiche che lo hanno prodotto.

La competizione fra gruppi umani diversi si risolve nel dominio esercitato da parte di una minoranza organizzata, che fa uso dei sistemi formali come strumento di dominio sul resto della società. Ma il cattivo uso dei sistemi formali non è dovuto alla loro natura intrinseca. Essi non hanno una volontà propria e non agiscono contro l’uomo. Il problema è la competizione intraspecifica tipica della razza umana.

MONODIMENSIONALI OGGI

Che validità ha oggi il pensiero di Marcuse? Gli indici finanziari di cui parlano i telegiornali sono un esempio perfetto di un’interpretazione eccessivamente formale dei fatti che non è in grado di spiegare i fattori del cambiamento sociale e che viene utilizzata in modo politico per far fare alla gente quello che vogliono i massimi vertici del potere. Sui canali di comunicazione principali viene imposta questa interpretazione dei fatti che fa capo al cosiddetto pensiero unico23, il quale può spiegare tutto e non ci fa capire niente.

Poi ci sono i canali di comunicazione secondari che non possono essere gestititi direttamente dai vertici del potere perché sarebbe troppo laborioso. Su di essi non è necessario che venga imposta l’interpretazione desiderata. È sufficiente assicurarsi che ci sia abbastanza confusione da impedire l’emersione di una visione chiara dei fatti.

La visione standard viene sostenuta attivamente sui canali principali e viene protetta dal rumore imposto sui canali secondari.

L’uomo che crede al pensiero unico è l’uomo a una dimensione del giorno d’oggi. La differenza rispetto al mondo di Marcuse è che oggi ognuno di noi ha la possibilità di accedere a molteplici fonti di sapere; questo è un bene, ma la visibilità delle buone alternative è limitata dal proliferare delle alternative false. Per uscire dalla visione standard serve un atto di fantasia, ma la reputazione della fantasia è rovinata dalla presenza di molte alternative inconsistenti. L’uomo che rifiuta il pensiero unico si trova a dover affrontare una situazione di opinioni molto ingarbugliata.

Rispetto al mondo descritto da Marcuse è venuta oggi a mancare la figura del nemico permanente, e con ciò si è capito che il benessere diffuso dei decenni passati era il risultato di una particolare situazione politica e non l’effetto necessario del progresso della tecnologia e dell’incessante miglioramento della produttività. Caduta la paura del sistema sovietico (che era un’alternativa vera, e non soltanto immaginata), oggi non c’è più il bisogno di far contenta la classe media, perché tanto questa non ha più a disposizione un’alternativa vera da votare.24

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LA SCIENZA CHE DEFINISCE I VALORI

Marcuse pronuncia un rifiuto molto netto nei confronti della società in cui vive, senza però indicare chiaramente una via da percorrere.25 Egli è scettico rispetto alla possibilità di un cambiamento verso il meglio, principalmente per via della mancanza di un gruppo sociale in grado di promuovere la contestazione dello status quo. Nondimeno prova ad individuare una possibilità di cambiamento sociale a partire da un cambiamento del ruolo della scienza: questa dovrebbe occuparsi di definire autonomamente i valori, senza farseli imporre dal sistema politico. Marcuse parte dal presupposto che la produzione dei beni debba essere una funzione centralizzata, e si immagina che il compito della scienza sia quello di definire gli output del sistema produttivo.26 In realtà la definizione di questi parametri non appare come un fatto molto significativo. In fondo si tratta soltanto di un calcolo a partire da necessità fisiche individuali ben definite.

Forse oggi è possibile vedere in che modo la scienza si possa porre in modo qualitativamente diverso nei confronti dei valori.

EMOZIONI FONDANTI, NON ISTINTI DA REPRIMERE

I rettili sono caratterizzati da quattro emozioni fondamentali: la paura, la rabbia, l’eccitazione sessuale e una propensione di base alla ricerca e all’azione. Il passo successivo dell’evoluzione sono i mammiferi, che oltre a quelle già esistenti nei rettili hanno tre emozioni nuove: il prendersi cura degli altri, il senso di solitudine ed il gioco. Le nuove emozioni dei mammiferi servono a costruire i sistemi sociali. Le sette emozioni fondamentali sono delle strutture fisicamente presenti nel cervello di tutti i mammiferi e quindi degli esseri umani.

La ragione ed il linguaggio degli esseri umani nascono dalla corteccia cerebrale e rimangono i nostri tratti peculiari, ma un uomo privato della corteccia cerebrale può sopravvivere, mantenendo un comportamento e delle emozioni, là dove, al contrario, un uomo privato delle strutture emotive non può sopravvivere. Questo ci aiuta a capire quanto sono profonde dentro di noi le strutture emotive.2728

Il pensiero di Marcuse, nella tradizione della scuola di Francoforte, prende ispirazione dall’impostazione psicologica di Freud, e vede gli istinti come un elemento che deve essere contrastato dalla società affinché la società possa sopravvivere. Al contrario i sistemi emotivi appena nominati si pongono come elementi fondanti della società, in particolare quelli introdotti dai mammiferi.

La psicologia potrebbe avviarsi ad una ristrutturazione basata sulla definizione dei sistemi emotivi dell’uomo e dell’architettura fondamentale del cervello29. Fornendo una tale descrizione dell’uomo, la scienza potrebbe assumere un ruolo più importante nel discorso sui valori30. Con ció non voglio dire che la scienza possa arrivare a dirci cosa fare, ma che si sta formando una regione di sapere oggettivo potenzialmente adatta a sostenere una tradizione spirituale tesa a favorire l’arricchimento dell’esperienza di vita della persona.

UNA QUESTIONE DI VISIBILITÀ

L’invisibilità del nocciolo più interiore del pensiero ne ha provocato uno svantaggio selezionista a favore degli oggetti materiali, per questo alla scienza chiediamo di renderlo più visibile. Gli oggetti materiali hanno insegnato alla parola come comportarsi, ma le esigenze del nocciolo sono di natura diversa; rendendolo più visibile, le parole potrebbero imparare a dargli un rispetto maggiore. Tale visibilità si può ottenere non soltanto con un’analisi oggettiva delle parti, ma anche costruendo delle linee narrative e rintracciando le migliori metafore per comunicare tale analisi. La consapevolezza della struttura del nocciolo ci serve anzitutto a produrre delle argomentazioni per difenderlo dai nostri errori e dalle influenze esterne negative. Ci serve poi ad utilizzare meglio le potenzialità della nostra mente per comprendere la nostra posizione nella storia, per scegliere i termini più adatti a descrivere i contesti in cui operiamo e per usare la tecnologia senza venirne usati. Dove per tecnologia si intendono tanto i computer, quanto gli indici finanziari, quanto le parole.

Il peccato originale a cui riparare è l’invisibilità del contenuto più prezioso: i gomitoli interiori dell’essere. Senza bisogno di andare nella fantascienza di menti in comunicazione diretta, già l’impiego di un vocabolario spirituale adeguato, connesso con l’evidenza oggettiva corrente, costituirebbe un passo avanti.

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N.B. Quello che avete letto é un estratto dell’articolo originale, nel quale sono presenti anche delle riflessioni sulla pressione selezionista e sulla trasformazione in senso operativo dei concetti, oltre che un’estesa introduzione sul modo in cui la dinamica della parola si forma in accordo con la dinamica degli oggetti materiali. Per avere l’articolo in versione integrale potete contattarmi con Facebook/messenger o tramite mail.

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1Herbert Marcuse, One-dimensional Man, Studies in the Ideology of Advanced Industrial Society. (Boston:Beacon, 1964).

2 Ibid., 73.

3 Ibid., 81.

4 Ibid., 76.

5 Ibid., 81.

6 Si veda la nota a pagina 84, in cui viene indicato il libro: Roethlisberger and Dickson, Management and the Worker (Cambridge: Harvard University Press, 1947).

7 Ibid., 83.

8 Ibid., 77.

9 Ibid., 19.

10 Ibid., 126.

11 Ibid., 55, 56.

12 Ibid., 65, 66.

13 Ibid., 67.

14 Ibid., 19.

15 Ibid., 25.

16 Ibid., 60-61.

17 Ibid., 64.

18 La varietà dei dispositivi concettuali sottesi dall’espressione “logica formale” trova la sua unità nell’essere una rete la cui natura è altra (più visibile e definita) dal nocciolo più originario e libero del pensiero. In Marcuse il polo che si contrappone all’insieme delle strutture formali è la logica dialettica: “The contemporary mathematical and symbolic logic is certainly very different from its classical predecessor, but they share the radical opposition to dialectical logic. In terms of this opposition, the old and the new formal logic express the same mode of thought.” Ibid., 103.

19 Ibid., 101.

20 Ibid., 101.

21 Ibid., 123.

22 Ibid., 15.

23 Ignacio Ramonet, “La pensée unique,” Le Monde diplomatique, gennaio 1995.

24 In Marcuse il benessere crescente è presentato essenzialmente come conseguenza della produttività crescente e dell’avanzata tecnologica (“…a rising standard of living is the almost unavoidable by-product of the politically manipulated industrial society, once a certain level of backwardness has been overcome.” Herbert Marcuse, One-dimensional Man, 45), ma è anche indicata la relazione con la presenza di un nemico strutturale (“The economic and political connection between the absolute enemy and the high standard of living […] is transparent enough, but also rational enough to be accepted.” Ibid., 65).

25 Ibid., 181-182.

26 Ibid., 163.

27 Jaak Panksepp and Lucy Biven, The Archaeology of Mind, Neuroevolutionary Origins of Human Emotions (New York: W.W. Norton & Company, 2012).

28 Manuel Cappello, Le emozioni di base secondo Panksepp. Introduzione e connessioni filosofiche, 2017.

29 Per esempio in base alla suddivisione proposta da Panksepp fra 1) livello primario delle emozioni, 2) livello secondario dell’apprendimento e della memoria e 3) livello terziario delle funzioni superiori. Ibid., 9.

30 Marcuse non ha espresso chiaramente una posizione simile a quella appena descritta, e non aveva visto esattamente il modo in cui la scienza poteva costruire un discorso sui valori, ma aveva individuato la tendenza per cui la scienza stava conquistando anche il dominio della metafisica “…on technological grounds, the metaphysical tends to become physical.” Herbert Marcuse, One-dimensional Man, 162.