L’assimilazione nel pensiero di Jean Piaget. In vista del gioco.

In questo post daremo anzitutto una descrizione dell’assimilazione e dell’accomodamento così come sono intesi da Piaget. Successivamente proporremo un’interpretazione dell’assimilazione come una forma di omeostasi. Tale interpretazione è finalizzata ad una ricerca sulla natura del gioco, e prende spunto dal fatto che Piaget interpreta il gioco come una forma di assimilazione.

ASSIMILAZIONE E ACCOMODAMENTO 1 2

Il concetto di assimilazione, fondamentale nella teoria di Jean Piaget, è impiegato dal famoso psicologo svizzero per evidenziare l’aspetto sistemico degli organismi viventi. L’assimilazione viene contrapposta ad altri strumenti teorici quali la sequenza stimolo-risposta ed il concetto di associazione, coi quali spesso si isolano parti dei processi organici senza tenere conto adeguatamente della complessità interazionale propria dei viventi.

Al fine di concretizzare l’idea di assimilazione prendiamo come esempio il caso del cibo. L’assimilazione delle sostanze ingerite ha luogo grazie ai processi chimici che le trasformano rendendole assimilabili, appunto, da parte delle strutture organiche situate all’interno del corpo. Piaget considera l’assimilazione come un concetto valido sia per la dimensione organico-biologica sia per quella del comportamento. L’assimilazione è intesa come il processo per cui gli elementi esterni vengono ricondotti alle strutture già esistenti nell’organismo.

L’assimilazione assicura la continuità dell’organismo, ma non è un principio che agisce da solo. Se ci fosse solo assimilazione, l’organismo non sarebbe soggetto a sviluppo. L’assimilazione è accompagnata dal suo processo complementare, chiamato accomodamento. L’accomodamento è il processo per cui le strutture esistenti cambiano a causa dei nuovi elementi che vengono assimilati.

Piaget porta un esempio relativo al bambino che si succhia il pollice. In questo caso diciamo che il pollice è stato assimilato, incorporato, nel processo del succhiare, il quale originariamente avveniva solo col seno della madre. Nel contempo è avvenuto un accomodamento del processo del succhiare: l’articolazione dei movimenti del succhiare è cambiata adattandosi alla diversa conformazione del pollice rispetto al capezzolo della madre.

Va precisato che nella teoria di Piaget assimilazione ed accomodamento non sono due processi ben precisi, unicamente determinati e quindi fisicamente rintracciabili nell’organismo o nella psiche. Si tratta piuttosto di due categorie che funzionano bene per descrivere le strategie dell’organismo corporeo e psichico, e che possono venire utilizzate a diversi livelli di analisi.

ASSIMILAZIONE ED OMEOSTASI

Dopo aver esposto l’idea di assimilazione come è intesa da Piaget, proveremo ora a connetterla con l’idea di omeostasi. A tal fine abbiamo sintetizzato in un altro post il concetto di omeostasi, che consideriamo essere il mantenimento delle condizioni interne di un organismo vivente.

Ora, mi pare abbastanza evidente che in prima approssimazione l’assimilazione può essere concepita come un caso di omeostasi, nel senso che assimilando gli elementi esterni alle strutture esistenti si mantengono tali strutture.3 Siamo però subito indotti a fare alcune precisazioni.

Abbiamo visto in precedenza che il concetto di omeostasi, nato in riferimento agli organismi viventi, può essere esteso all’ambito ingegneristico, nel quale il mantenimento dello status quo si realizza attraverso la gestione di un piccolo numero di variabili numeriche, che esprimono ad esempio la temperatura di una stanza o l’acidità di un bagno chimico. Il caso dello schema senso-motorio del succhiare però, non è riducibile ad una situazione così semplificata.

D’altra parte, il mantenimento di uno schema di comportamento non è nemmeno identificabile al mantenimento di un fondo composto da un denso tessuto di relazioni chimico-fisiche4. Sembra piuttosto che si abbia a che fare con una struttura ben definita, là dove invece il concetto di omeostasi si origina come mantenimento di un mezzo (il milieu di cui parlava Claude Bernarde) che si pone come un ambiente da cui le strutture definite possono emergere. L’omeostasi vera e propria mantiene un mezzo, un apeiron, un fondo indifferenziato, un terreno. L’assimilazione invece (almeno nell’esempio citato) sembra riguardare più delle strutture ben precise e distinte, un sistema di cose specifiche, e non un fondo indistinto e generatore.5

Il concetto di assimilazione ci interessa soprattutto in quanto Piaget interpreta il gioco come una predominanza dell’assimilazione.6 Ora, una manifestazione fondamentale del gioco negli uomini e negli animali è il gioco di lotta, che ha per proprietà l’alternanza fra momenti di attacco e di difesa (là dove vince sempre lo stesso individuo, il gioco tende a finire). A noi è parso che impiegando l’omeostasi per spiegare l’assimilazione si ottenesse la possibilità di impiegare il concetto di ciclo omeostatico (si veda l’articolo sull’omeostasi per comprendere meglio a cosa mi riferisco) per comprendere meglio l’alternanza di ruoli difensivi e d’attacco nel corso del gioco di lotta. Questa alternanza potrebbe essere un’esemplificazione della tendenza dell’organismo a a ripetere i propri cicli nello spazio delle fasi.7

Va ricordato che quella appena enunciata è soltanto una possibilità intravista, la situazione necessita di essere approfondita, e quanto qui proponiamo sono soltanto delle riflessioni preliminari. Che effettivamente il gioco sia interpretabile come assimilazione e come omeostasi, credo dipenda in ultima analisi da come si impostano questi concetti.

Da tutta questa riflessione nasce però una domanda che mi pare avere una natura più decisiva. Se il gioco è interpretabile come il mantenimento di un profilo mentale elevato rispetto allo strato percettivo, allora potremo chiederci: ciò che è mantenuto dal gioco ha più la natura di un fondo continuo o di una struttura definita e discreta?

Ricordo che questo post si inserisce in una ricerca sulla natura del gioco che prende lo spunto dal fatto che il gioco è una delle sette emozioni fondamentali identificate da Jaak Panksepp nell’ambito delle neuroscienze affettive.

Chi è interessato all’argomento del gioco potrebbe trovare interessante la lettura dei seguenti articoli:

“Gioco e Realtà” di Donald Winnicott: una sintesi teorica

Una pedagogia del gioco? Scelta, meraviglia e godimento

Il gioco di fantasia secondo Elkonin (nella tradizione di Vygotskij)

Assimilazione, omeostasi, gioco

1Piaget J. (1976) Piaget’s Theory. In: Inhelder B., Chipman H.H., Zwingmann C. (eds) Piaget and His School. Springer Study Edition. Springer, Berlin, Heidelberg

2Piaget J. (1972) La formazione del simbolo nel bambino. Imitazione, gioco e sogno. Immagine e rappresentazione. La Nuova Italia Editrice, Scandicci (FI). Titolo originale: La formation du symbole chez l’enfant. (1945). Traduzione di Elena Piazza.

3Anche l’insieme del processo di assimilazione e di accomodamento potrebbe essere considerato come un’omeostasi. Ovviamente in un caso e nell’altro cambierà la concretizzazione esatta di ciò che consideriamo essere il processo omeostatico.

Nota che mettere sullo stesso piano l’omeostasi e l’assimilazione implica che le strutture preservate dall’assimilazione siano assimilabili al mezzo preservato dall’omeostasi.

4Si potrebbe far notare che anche il microclima interno alle stanze della casa e la condizione fisica del bagno chimico non si risolvono in un piccolo numero di variabili, ma il punto è che la complessità concreta di tale microclima e del bagno chimico non partecipano al sistema di regolazione omeostatico ingegneristicamente realizzato. Ciò che vi partecipa sono solo il valore della temperatura e quello del Ph.

5Le strutture mantenute dall’assimilazione sembrano avere una natura intermedia tra quella di un fondo diffuso e quella di un piccolo numero di variabili ingegneristiche.

Certo le cose specifiche possono aver bisogno di emergere da un fondo, e forse sono un processo che fluisce con continuità da un fondo. Nondimeno penso che sia meglio tenere vicina l’idea di omeostasi al concetto di fissità del mezzo interiore. Volendo si potrebbe concepire uno spettro che si estende da ciò che è fondo indistinto e generatore a ciò che cataloghiamo come ente, come struttura ben definita e distinta (a tale scopo può essere utile immaginare un tessuto di molteplici strutture che finisca per essere assimilabile ad un mezzo. Così come tante strutture molecolari formano un fluido). Di conseguenza avremmo uno spettro dell’azione del mantenere che andrebbe dal mantenere un mezzo (l’omeostasi) al mantenere una struttura precisa (il che può coincidere con almeno alcuni casi di assimilazione).

6“L’equilibrio progressivo tra l’assimilazione delle cose alla propria attività e l’accomodamento di quest’ultima rispetto a quelle sfocia infatti nella reversibilità caratteristica di quelle azioni interiorizzate che sono le operazioni della ragione, mentre il ruolo predominante dell’accomodamento caratterizza l’imitazione e l’immagine, e quello dell’assimilazione spiega il gioco ed il simbolo «incosciente»” Piaget 1972, p.7.

7Potremmo anche tentare di ricondurre parte di ciò che Piaget chiama accomodamento alla differenza, al rumore che caratterizza ogni ripetizione reale.

Il concetto di omeostasi

In questo post daremo una descrizione canonica del concetto di omeostasi per poi proporre alcune riflessioni sui cicli che si possono sviluppare in un sistema omeostatico. Questo breve scritto é finalizzato a dare un’interpretazione dell’assimilazione (Piaget) in termini di omeostasi.1 2

L’omeostasi è la tendenza tipica dei viventi a mantenere inalterate le proprie condizioni interne rispondendo alle perturbazioni provenienti dall’esterno. È famosa l’espressione con cui nell’ottocento Claude Bernarde ne sintetizza il significato: “fixité du milieu intérieur”. In Italiano traduciamo con “stabilità del mezzo interno”, dove “mezzo” ha il significato di matrice o sostanza. La parola precisa “omeostasi” è stata coniata da Walter Cannon nel 1929. Omeo- significa “simile”, mentre stasi si riferisce all’azione dello stare. L’omeostasi è una sorta di “stare nello stesso posto”. L’uso del prefisso omeo- (simile) anziché omo- (stesso) evidenzia come nell’omeostasi non vi sia una fissità esatta dei parametri che identificano lo stato del sistema in esame, quanto piuttosto una fascia di valori all’interno del quale il sistema fluttua rimanendo funzionante.3

La temperatura corporea, la pressione arteriosa, la concentrazione di zuccheri nel sangue sono esempi di variabili che nell’organismo sono sottoposte a regolazione omeostatica. La sete ha una funziona omeostatica nello spingerci ad assumere liquidi per integrare quelli persi. Al livello cellulare l’omeostasi è quell’insieme di processi con cui si mantengono costanti le concentrazioni di certi elementi chimici all’interno della membrana cellulare.

L’omeostasi è un concetto che ha una possibilità di applicazione molto vasta. Diverse possono essere le variabili soggette a regolazione. Dalla composizione del liquido intracellulare si può andare, spostandosi nel campo dell’ecologia, all’equilibrio fra predatori e prede in un ambiente naturale. La concezione dell’intero pianeta come un organismo che mantiene il proprio equilibrio va sotto il nome di Gaia, ed è un altro esempio di omeostasi.4 Da un punto di vista ingegneristico possiamo ricordare l’esempio del riscaldamento di una casa, in cui le temperature rilevate dal termometro provocano l’accensione e lo spegnimento della caldaia per mantenere costante la temperatura, compensando gli scambi di calore fra la casa e l’ambiente esterno. Una situazione simile è quella della vasca di un impianto elettro-galvanico in cui il Ph (il grado di acidità) della soluzione deve rimanere all’interno di un certo range desiderato. Il sensore del Ph è allora collegato all’attivazione di due pompe distinte, una che aggiunge (ad esempio) acido solforico alla soluzione per abbassare il Ph, e l’altra che aggiunge soda per alzarlo.

Nel caso dell’impianto galvanico o del riscaldamento della casa la situazione si riduce ad un set ridottissimo di variabili. Abbiamo come input la temperatura ed il Ph, e come output l’azionamento della caldaia e delle due pompe chimiche. Nel caso invece degli organismi viventi abbiamo una molteplicità di valori regolati omeo-staticamente a diverse scale di grandezza, dalla cellula fino al corpo nella sua interezza. Possiamo parlare di omeostasi per descrivere ciò che accade nel riscaldamento di una casa o nella regolazione di un bagno chimico, ma dobbiamo aver ben presente che nel caso dell’organismo vivente siamo di fronte ad una enorme complessità del sistema e all’interazione reciproca di un numero smisurato di processi.

I CICLI PRODOTTI DALL’OMEOSTASI

L’omeostasi implica che si generino continuamente dei percorsi di ritorno all’equilibrio ogni volta che il sistema è stato spostato da tale equilibrio a causa di una perturbazione esterna. Assistiamo dunque ad incessanti viaggi che il sistema compie nel suo spazio delle fasi (la mappa, per così dire, dei possibili stati in cui il sistema si può trovare). Questi viaggi possono presentarsi come una serie di percorsi chiusi5 ogni volta diversi,6 interpretabili come una serie di anelli.7 In tal caso potremmo dire che ognuno di questi anelli consiste in una ripetizione caratterizzata da una certa specifica differenza, consistente nel particolare percorso di ciascun anello.

Quello di cui sto parlando non è un legame formale esatto fra il sussistere di un’omeostasi ed il verificarsi di cicli. Ciò che mi interessa notare qualitativamente è come il sussistere di un’omeostasi possa dar luogo a fenomeni che visti dall’esterno corrispondono ad una ripetizione di cicli, e dunque ad un’alternanza. Questo modo di intendere l’omeostasi è finalizzato all’interpretazione dell’assimilazione e del gioco nella teoria dello psicologo svizzero Jean Piaget, come vedremo meglio in un post successivo.

I cicli prodotti dall’omeostasi nello spazio delle fasi

1 http://www.treccani.it/enciclopedia/omeostasi/

2 Antonio Damasio, Hanna Damasio (2016) Exploring the concept of homeostasis and considering its implications for economics, Journal of Economic Behavior & Organization, Volume 126, Part B, 2016, Pages 125-129, ISSN 0167-2681, https://doi.org/10.1016/j.jebo.2015.12.003.

3 L’omeostasi è un idea che si adatta bene all’habitat concettuale idealista. Sembra in grado di far sussistere una stabilità a partire da radici che arrivano umili, molteplici e sfumate da molto, molto lontano. Il luogo dove si perde la loro origine è forse l’inafferrabile cosa in sé?

4 https://www.britannica.com/science/homeostasis

5 Si può dare il caso in cui i due percorsi si sovrappongano e che dunque sia più opportuno parlare di un oscillazione avanti ed indietro anziché di un percorso chiuso. Ma io sto pensando al caso in cui il sistema sia concreto ed abbastanza complesso da variare continuamente e rendere pressoché impossibile un semplice andare avanti e indietro, che corrisponderebbe al permanere immutate di tutte le altre variabili del sistema a parte quella sottoposta a controllo omeostatico.

6 Dipende ovviamente dal tipo di sistema concreto e dalle variabili che prendiamo in esame.

7 Al fine di evitare confusione, faccio notare che i disegni a forma di anello che si trovano facilmente in connessione al concetto di omeostasi si riferiscono solitamente alle sequenze causali fra i diversi elementi del sistema, e non ai percorsi seguiti dal sistema nello spazio delle fasi, che è ciò di cui sto parlando in questo articolo.