Quando senti calare la voglia,
è già troppo tardi:
bisognava intervenire prima,
smettendo di seguirla.
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Quando senti calare la voglia,
è già troppo tardi:
bisognava intervenire prima,
smettendo di seguirla.
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Frammenti tratti da: Emmanuel Todd. L’illusione economica. La crisi globale del neoliberismo. Marco Tropea Editore. 2004.
“Due criteri principali – il rapporto fra genitori e figli (liberale o autoritario) e il rapporto tra fratelli (ugualitario o non ugualitario) – e un criterio secondario, la regola del matrimonio (esogamo o endogamo), consentono di descrivere l’antropologia fondamentale del mondo sviluppato, capitalista o postcomunista.” p.45
“Le consuetudini della successione ereditaria indicano la natura del rapporto tra fratelli.” p.45
“La famiglia nucleare assoluta, liberale e non ugualitaria, è tipica del mondo anglosassone. Questo tipo di famiglia combina l’autonomia precoce dei figli con l’assenza di regole rigide di successione.” p.46
“La famiglia nucleare egualitaria domina il nucleo originario della Francia, il bacino parigino, almeno a partire dal Medio Evo. […] Regole di successione molto rigide, caratteristiche di buona parte del mondo latino, definiscono i fratelli come equivalenti.” p.47
“La famiglia souche, tedesca, giapponese, coreana o svedese, è autoritaria e non ugualitaria. Nel mondo contadino si prevede un successore unico.” p.47
“Il Giappone apparirebbe come una realtà del tutto a sé stante, per la sua combinazione di famiglia souche ed endogamia, se la cultura ebraica tradizionale non offrisse un esempio paragonabile.” p.48
“La famiglia comunitaria, autoritaria ed egualitaria, non è veramente rappresentata nel mondo capitalistico sviluppato se non nell’Italia centrale e nella Finlandia, ma occupa una buona parte dell’Europa orientale, regione il cui livello di sviluppo culturale è molto alto. Questa famiglia è tipica della Russia; essendo dominante in Cina, è il tipo di famiglia che su scala mondiale riveste il maggior peso dal punto di vista strettamente demografico.” p.48
“In Russia, in Toscana e in Cina, la famiglia comunitaria è esogama. Nel mondo arabo lo stesso ciclo di sviluppo del gruppo domestico si coniuga con un matrimonio preferenziale fra cugini, in particolare fra i figli di due fratelli, che definisce il sistema come endogamo.” p. 49
“Ogni tratto fondamentale dell’organizzazione familiare contribuisce a definire un livello di integrazione dell’individuo nel gruppo, e si può tentare di valutare a priori, combinando diversi criteri, il potenziale di integrazione o il livello di individualismo di ciascun tipo antropologico.” p. 49
“Il grado di autorità nella relazione genitori-figli, basso o elevato, implica un individuo integrato nel gruppo familiare in modo, rispettivamente, debole o forte.” p. 49
“La natura indefinita del rapporto tra fratelli, che deriva dalla possibilità di stabilire liberamente il testamento, determina un livello più basso di coesione del gruppo.” p. 49
“L’endogamia, che chiude uomini e donne nell’ambito del loro parentado, è un elemento integratore. L’esogamia, che li espelle dalla cerchia familiare, agisce in senso opposto.” p. 50
Nota Biografica tratta dalla terza di copertina: Emmanuel Todd, sociologo e demografo francese formatosi all’università di Cambridge, è ricercatore presso l’Institut national des études demographiques di Parigi. È autore di diversi saggi, tra cui Il crollo finale (Rusconi, 1976), in cui ha previsto con largo anticipo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, e Dopo l’impero (Marco Tropea Editore, 2003).
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Il libro di Panksepp non vale tant’oro quanto pesa. Di più. Molto spesso utilizza i dati scientifici di base per delle considerazioni su come affrontare i principali “malfunzionamenti” mentali dell’uomo, come depressione, rabbia e mancata felicità in genere. L’importanza di queste considerazioni non sta nella loro novità assoluta, ma nel fatto che sono fondate sulla conoscenza della struttura fisica del cervello che si è andata accumulando nelle ultime decine di anni. Non sono soltanto “valide impressioni”, ma punti di riferimento consolidati. Traduco qui l’ultimo spunto interessante che ho trovato:
“Come vedremo nel prossimo capitolo, la giocosità, che è la sorgente di uno dei più positivi sentimenti sociali-affettivi che la nostra mente possa generare, non è ancora sistematicamente o adeguatamente impiegata nei contesti psicoterapeutici. Ci sono sicuramente dei modi per rendere questo robusto affetto positivo un aspetto comune delle interazioni psicoterapeutiche. Dovremmo ricordarci la famosa idea di Norman Cousin’s (1983): che la risata potrebbe essere una delle nostre migliori medicine.”
Ma gli angeli giocosi, per essere tali, non dovranno prima imparare ad usare i coltelli contro i cani arrabbiati?
Testo originale in inglese:
“As we will see in the next chapter, playfulness, which is the source of one of the most positive social-affective feelings our brain can generate, is not yet systematically or well used in psychotherapeutic contexts. There are surely ways to make this robust positive affect a more common aspect of therapeutic intereaction. We may be wise to remember Norman Cousin’s famous idea: Laughter may be one of our best medicines.”
Da: The Archaeology of mind – Neuroevolutionary Origins of Human Emotions.
Jaak Panksepp e Lucy Biven
Secondo Jaak Panksepp, sono due le influenze che nel corso del novecento hanno contribuito a tenere lontano il pensiero dominante dall’elaborazione di un’adeguata riflessione sulla struttura emotiva dell’uomo. Prima il comportamentismo, che rifiutava di prendere in considerazione il contenuto del pensiero in quanto non misurabile oggettivamente, con il risultato di favorire lo studio del comportamento e di tutto ciò che vi è di più materiale nella vita dell’uomo. Successivamente la strada alla comprensione della dimensione emotiva è stata bloccata dalla visione cosiddetta cognitiva dell’uomo, formatasi utilizzando il computer come metafora e privilegiando le funzioni linguistico-razionali superiori a scapito delle radici emotive sottostanti.
A proposito del comportamentismo, Panksepp scrive un passo che trovo molto interessante per capire fino a che punto un sapere sbagliato possa rovinare la vita dell’uomo. Ho pensato quindi di tradurlo (il libro è in inglese) e di riportarlo in italiano.
“… i comportamentisti credevano che i bambini non avrebbero avuto ragione di legarsi ai loro custodi se questi non avessero provveduto ai loro bisogni fisici. Non c’era l’idea che i bambini o i giovani animali avessero un intrinseco bisogno di attaccamento sociale al di là della soddisfazione dei bisogni fisici. Alcuni dei più notevoli consigli furono dati da John Watson, il padre del comportamentismo, che allevò i propri figli con poco affetto. Il suo pezzo più famoso riguardante un’appropriata educazione dei figli fu di “mai abbracciarli e baciarli, mai lasciarli sedere in grembo. Se dovete, baciateli una volta sulla fronte quando gli date la buona notte. Stringetegli la mano al mattino. Dategli un tocco sulla testa se hanno compiuto un lavoro straordinariamente buono o un compito difficile” (dal suo Cura Psicologica dell’Infante e del Bambino – Psychological Care of Infant and Child, 1928, che vendette più di 100.000 copie nei primi mesi dopo la pubblicazione). Tutti i suoi figli ebbero gravi problemi emozionali, forse a causa di indifferenza parentale, inclusa una figlia che tentò più volte il suicidio e un figlio che riuscì a togliersi la vita.”
Pensate forse che si tratti di cose lontante dalla nostra realtà? Quante persone emotivamente equilibrate e consapevoli credete che ci siano fra i guerrafondai che oggi spingono per bombardare la Siria?
Il pezzo è tratto da The Archaeology of Mind – Neuroevolutionary Origins of Human Emotions, di Jaak Panksepp e Lucy Biven, 2012
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Jószef Attila: più lo leggo e più mi piace. Qui c’è un’altra metafora che colpisce dritto dritto nel punto giusto. Anzi, nel punto dolente, visto che ciò che viene descritto è uno stato, per così dire, di malattia. Infatti la casa dove l’uomo dovrebbe abitare è il presente. Il futuro è una sorta di malattia necessaria.
Per quanto riguarda la forma, la traduzione che ho scelto è abbastanza libera. Più letteralmente diventa: Soltanto cio che sarà, quello è un fiore/ ciò che è, cade a pezzi.
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“Csak ami lesz, az a virág,
ami van, széthull darabokra.”
“Soltanto nel futuro
le cose sono fiori.
Qui nel presente,
tutto va in frantumi.”
“Only future things are flowers,
here in the present,
everyhting falls apart.”
Ho sempre avuto un debole per le metafore, e ultimamente sto leggendo un poeta ungherese che nella sua prosa ce ne consegna alcune veramente penetranti. Il poeta è Joszéf Attila, e queste sono le sue parole:
ügyeskedhet, nem fog a macska
egyszerre kint s bent egeret.
che tradurrei così:
“può anche ingegnarsi, ma il gatto non può prendere
in una volta sola un topo dentro e uno fuori”
o più letteralmente:
“ingegnarsi-può, non prende il gatto
in-una-volta-sola fuori e dentro (il) topo”
Trovo che questa immagine renda bene il conflitto decisionale a cui ci pone di fronte il mondo quando bisogna fare una scelta fra due modi di vivere che comportano ciascuno frutti e rinunce complementari. Ad esempio fra il mondo delle cose e il mondo dello spirito.
és, akinek beszél magyarul, itt van a video.
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Stasera guardo questo: LIQUID SKY 1982. Perché la fantascienza ha il potere di liberare lo spirito? Forse perché il luogo della rivoluzione non è più nel sociale, ma nella creazione di nuove forme umane?
Ez este ezt nézem: LIQUID SKY (1982). Miert a tudományos fantasztikum kiszabadhat a léleket? Talán ezert, miert a forradalom helye nem többet a társaságban, de az új emberi formakat teremteseben?
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Se me l’hanno raccontata giusta, gli ungheresi credono che in ogni chicco di grano ci sia il volto di Cristo…
protetto con safecreative
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La foto qua sotto è stata fatta non molto tempo fa al centro studi Joszef Attila, qua a Szeged. C’erano una serie di stand con cui i cinesi pubblicizzavano le loro università. Lo scambio è reciproco, pare che l’Università di Szeged (il business più importante della città con oltre 20.000 studenti per una popolazione di circa 200.000 persone) abbia intenzione di attivare alcuni corsi in inglese per facilitare l’arrivo di studenti cinesi.
Il centro culturale cinese di Szeged è attivo solo da un anno, ma ha tanti soldi e fa tante cose. Mentre quello italiano è rimasto senza finanziamenti e di fatto non ha più nemmeno una sede. Amen.
protetto con safecreative
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