SULLA CREATIVITA’

Tempo fa mi era capitato di riflettere sull’atteggiamento mentale migliore per facilitare la creatività. Avevo notato una cosa importante. A volte ci viene un’ispirazione, ci succede all’improvviso di intuire qualcosa di bello. E allora ci viene voglia di fare tante cose, e pensiamo che quell’ispirazione potrebbe essere l’inizio di un percorso entusiasmante. Ma c’è un errore in questo. L’ispirazione è di per se la bellezza, è di per se la gioia, e deve essere considerata come un obiettivo, non come un mezzo. Nella mente le cose non capitano a caso. Anche se noi non le vediamo, ci sono tante concatenazioni e tanti sentieri che si stendono con continuità. Ogni scena che si verifica nel pensiero ha i suoi precursori. Ha le sue cause. Se l’ispirazione ci è capitata, allora vuol dire che prima di essa ci sono stati dei fatti, dei ricordi, delle fantasie o delle emozioni che l’hanno provocata. Se noi quando arriva l’ispirazione ci lasciamo cogliere dall’entusiasmo e ci buttiamo a correre in avanti a fare tante cose, ci togliamo la possibilità di osservare i suoi precursori. Dove ci lasciamo spingere dall’ispirazione a progettare il futuro, con ciò stiamo dimenticando il passato dell’ispirazione. Ma esattamente nel momento in cui si verifica l’ispirazione, l’intuizione, proprio in quel momento è disponibile il passato che l’ha provocata. Se nell’istante in cui arriva l’ispirazione ci blocchiamo letteralmente e stiamo attenti a tutti gli echi presenti ancora nei pensieri, allora forse riusciremo a vedere ciò che ha dato luogo a quell’ispirazione. In questo modo si acquisisce consapevolezza sulle modalità con cui la creatività ha luogo nella mente.

C’erano due frammenti nel libro che ho scritto, Aforismi di un futuro, che sintetizzavano queste riflessioni:

1383 – Se l’intuizione non è usata come base di partenza, se da essa lo
sguardo si volge all’indietro, subito, per non perder le tracce lasciate
nelle sabbie. Allora forse un metodo avremo per conoscere i semi
buoni che avevamo seminato.

1384 – Il treno dell’ispirazione all’incontrario deve andare; dal suo primo
amore non al successivo, ma ai preparativi per gustarlo gran finale.

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IN MORTE DI UN AMORE

Il ragazzo la guardava intensamente.
Lei: non cercare di capirmi.
Lui: non sto cercando di capirti. Ti sto aspettando.

Si era aperta una finestra.
Ho cercato di tenerla aperta.
Ma lei si è chiusa.

Ho bagnato i vetri di quella finestra che si è chiusa con lacrime viste da lei.
Rimasto da solo le ho fermate, ormai inutili, in attesa di nuovi spiragli.

Come va con la ragazza?
E’ finita.
Cosa è successo?
Non accetto domande.

Può un individuo mettere le pezze a tutti i danni di una cultura perversa? Forse no.

Il dolore acquista un senso soltanto dove ci spinge a cercare le cose che ci fanno bene.

E fu così che accese nelle sue stanze la radio e la lasciò accesa per sempre. Per tener lontano il silenzio.

Io non parlo leggermente del nero perché non so cosa sia, ma perché ne sono uscito.

C’è soltanto una cosa che ci salva dal vortice delle emozioni. Si chiama volontà. Ma funziona soltanto se si sanno le cose giuste.

Ho alzato la mano sinistra ed ho detto: “è come se là in alto a sinistra ci fosse il sole, e qui in basso a destra (nel dirlo mi sono girato con la testa, ho abbassato il tono di voce, ma ho lasciato alzato il braccio sinistro) un vortice scuro.” L’immagine mi è rimasta dentro. Ho continuato ad elaborarla. Ho visto la possibilità che il vortice scuro si gonfiasse di rabbia per ingoiare il sole e ritrarsi lasciandolo spento. Ma ho visto anche la possibilità che il sole si mettesse a giocare col vortice scuro trasformandolo in una fontana giocosa.
Non che sia facile, nessuno questo lo ha mai detto.

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FELICITA’ ED ABITUDINE

La vita felice è una battaglia contro le abitudini. Quando lo capisci la prima volta sembra facile, è come se avessi trovato la chiave per interpretare i tuoi giorni, poi però anche questo pensiero inizia ad essere esso stesso un abitudine. E allora?

Così d’istinto intravedo queste soluzioni:

1) la comprensione continua
2) la dimenticanza
3) l’utilizzo di linguaggi non verbali per smarcarsi dalla parola

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DE BEERS CONTRO NIETZSCHE

De Beers dice che un diamante è per sempre, mentre Nietzsche ed Eraclito dicono che tutto diviene e se ne va. Chi ha ragione? Se costruiamo una torre e poi questa crolla, sul terreno rimangono le pietre. Se un camion se le porta via poi non rimane davvero niente. Ma se costruiamo un palazzo di pensieri ed emozioni, e se poi questo crolla, le cose vanno diversamente. All’inizio sembra una vittoria del divenire che ci ha travolto. Poi, dopo qualche giorno, camminando svoltiamo l’angolo e ritroviamo una facciata di quel palazzo in un posto dove prima non c’era. Ma non è come prima. Le finestre sono più strette, i capitelli hanno un altro stile, e hanno messo dei fiori accanto al cancello.

C’è sempre un diamante che sopravvive al divenire?

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UOMO E DONNA GIUDICI A VICENDA

La donna è il giudice naturale dell’uomo,
per il semplice fatto che lo osserva da un altro punto di vista.
E allo stesso modo l’uomo è il giudice naturale della donna.
Ma entrambi devono porsi un limite nel giudicare,
perché un essere umano può essere soltanto poche cose,
e non tutte le altre, motivo per cui le sue mancanze sono infinite.

la donna e l'uomo

I limiti del giudizio.

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FRIEDRICH NIETZSCHE, UN RITRATTO

Questo è il ritratto di Nietzsche che ho disegnato come logo per “Aforismi di un futuro”.
“Aforismi di un futuro” è una raccolta di riflessioni che ho pubblicato nel 2011.
Molti di questi aforismi si possono leggere qui.
Ho scelto Nietzsche per via dell’influenza profonda che ho ricevuto dalla lettura dei suoi libri.

Friedrich Nietzsche

Ritratto di Friedrich Nietzsche

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Emmanuel Todd e la sequenza alfabetizzazione-rivoluzione-calo della fecondità.

 Frammenti tratti da: Emanuel Todd Dopo L’impero. La dissoluzione del sistema americano.Marco Tropea Editore. 2003

 

Queste riflessioni sono utilissime per capire il senso della rivoluzione invocata dalle masse impoverite dalle dinamiche contemporanee.

 

“Se si tiene conto di un principio di accelerazione, possiamo considerare che per le giovani generazioni l’alfabetizzazione universale del pianeta sarà compiuta all’orizzonte del 2030.” p. 30

 

“Quando gli uomini sanno leggere, scrivere e far di conto, giungono quasi naturalmente ad assumere il controllo del loro ambiente materiale.” p. 31

 

“Quando gli uomini o, più esattamente, le donne sanno leggere e scrivere, incomincia il controllo della fecondità. […] Nel 1981 l’indice mondiale di fecondità era ancora di 3,7 figli per donna. […] Nel 2001 l’indice mondiale di fecondità è sceso a 2,8 figli per donna, cifra ormai molto vicina a quel 2,1 che si limita ad assicurare la semplice riproduzione della popolazione, uno per uno.” p. 32

 

“Alfabetizzazione di massa e controllo delle nascite disegnano insieme una storia del mondo ben più incoraggiante di quella diffusa dall’attualità televisiva.” p. 36

 

“Molto spesso, forse anche nella maggioranza dei casi, il decollo culturale e mentale si accompagna a una crisi di transizione.” p. 37

 

“La sequenza alfabetizzazione-rivoluzione-calo della fecondità, sebbene non sia universale, è abbastanza classica. L’alfabetizzazione degli uomini progredisce più rapidamente di quella delle donne, ovunque tranne nelle Antille.” p.38

 

“La destabilizzazione politica, opera degli uomini, precede quindi, in generale, la diffusione del controllo delle nascite, che dipende soprattutto dalle donne. In Francia, il controllo delle nascite si generalizza dopo la rivoluzione del 1789; in Russia, il calo massiccio della fecondità è seguito alla presa del potere da parte dei bolscevichi e ha coperto l’insieme del periodo stalinista.” p. 39

 

“Nel caso della Russia come in quello della Francia e della Germania, la transizione è stata una fase particolarmente agitata.” p. 39

 

“Anche se è difficile e sembra contraddire l’evidenza, occorre accettare l’idea che nella maggior parte dei casi le crisi e i massacri descritti senza sosta dai media non siano fenomeni semplicemente regressivi, ma irregolarità transitorie, legate al processo stesso di modernizzazione; e che ai disordini debba succedere automaticamente una stabilizzazione, nell’assenza totale di interventi esterni.” p. 40

 

 “Il mondo musulmano, molto differenziato se si considerano i suoi livelli di sviluppo educativo, è comunque globalmente in ritardo sull’Europa, la Russia, la Cina e il Giappone. È per questo che, nella fase storica che stiamo attraversando, numerosi paesi musulmani stanno effettuando adesso il grande passaggio.” pp. 40-41

 

 “La nozione di terrorismo universale, assurda dal punto di vista del mondo musulmano, che uscirà dalla sua crisi di transizione attraverso un processo automatico di distensione senza interventi esterni, è utile soltanto a un’America che ha bisogno di un Vecchio mondo infiammato da uno stato di guerra permanente.” p. 47

 

Leggi l’articolo principale su Emmanuel Todd

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