C’era la pianura

C’era la pianura. Era come se ci fosse sempre stata la pianura. Era come se ci dovesse sempre essere la pianura. Niente colline, niente palazzi, nemmeno nuvole, soltanto la noia di fili d’erba tutti uguali. Un vento monotono che non portava nessun rumore. Nessun oggetto che saltava fuori dal paesaggio. Stavolta ho tenuto il vizio fuori dai coglioni. Niente di che, s’intende, parlo solo di bacco e tabacco. L’unica golosia che mi sono concessa è stato un chilo di mele. Quelle non fanno male e mi tengono occupato. Ho voluto tenermi tutta la mia lucidità e guardare fino in fondo questa pianura.
Senza lasciarmi andare. L’ho guardata a lungo, con pazienza, senza irritazione. E poi non so come, dopo una notte, una mattina e mezzo pomeriggio, ho sollevato lo sguardo e mi sono ritrovato di nuovo in una foresta di fiori rossi e frutti arancioni, altissima verso il cielo e ricca dei versi degli animali.

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CADERE NEL VIZIO

Il tempo è una prateria, sopra ci sta un cielo, e tu sei a cavallo. Nella prateria ci sono trappole nascoste, e là dove lo zoccolo inciampa, è in quel punto esatto che si innesta il vizio. La fantasia costruisce all’orizzonte palazzi luminosi e colorati. E’ bello guardare quelle architetture e cavalcare per raggiungerle un giorno. Ma bisogna anche guardare dove appoggia il passo il nostro cavallo.

il fumo

cadere nel vizio

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IN MORTE DI UN AMORE

Il ragazzo la guardava intensamente.
Lei: non cercare di capirmi.
Lui: non sto cercando di capirti. Ti sto aspettando.

Si era aperta una finestra.
Ho cercato di tenerla aperta.
Ma lei si è chiusa.

Ho bagnato i vetri di quella finestra che si è chiusa con lacrime viste da lei.
Rimasto da solo le ho fermate, ormai inutili, in attesa di nuovi spiragli.

Come va con la ragazza?
E’ finita.
Cosa è successo?
Non accetto domande.

Può un individuo mettere le pezze a tutti i danni di una cultura perversa? Forse no.

Il dolore acquista un senso soltanto dove ci spinge a cercare le cose che ci fanno bene.

E fu così che accese nelle sue stanze la radio e la lasciò accesa per sempre. Per tener lontano il silenzio.

Io non parlo leggermente del nero perché non so cosa sia, ma perché ne sono uscito.

C’è soltanto una cosa che ci salva dal vortice delle emozioni. Si chiama volontà. Ma funziona soltanto se si sanno le cose giuste.

Ho alzato la mano sinistra ed ho detto: “è come se là in alto a sinistra ci fosse il sole, e qui in basso a destra (nel dirlo mi sono girato con la testa, ho abbassato il tono di voce, ma ho lasciato alzato il braccio sinistro) un vortice scuro.” L’immagine mi è rimasta dentro. Ho continuato ad elaborarla. Ho visto la possibilità che il vortice scuro si gonfiasse di rabbia per ingoiare il sole e ritrarsi lasciandolo spento. Ma ho visto anche la possibilità che il sole si mettesse a giocare col vortice scuro trasformandolo in una fontana giocosa.
Non che sia facile, nessuno questo lo ha mai detto.

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FELICITA’ ED ABITUDINE

La vita felice è una battaglia contro le abitudini. Quando lo capisci la prima volta sembra facile, è come se avessi trovato la chiave per interpretare i tuoi giorni, poi però anche questo pensiero inizia ad essere esso stesso un abitudine. E allora?

Così d’istinto intravedo queste soluzioni:

1) la comprensione continua
2) la dimenticanza
3) l’utilizzo di linguaggi non verbali per smarcarsi dalla parola

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DE BEERS CONTRO NIETZSCHE

De Beers dice che un diamante è per sempre, mentre Nietzsche ed Eraclito dicono che tutto diviene e se ne va. Chi ha ragione? Se costruiamo una torre e poi questa crolla, sul terreno rimangono le pietre. Se un camion se le porta via poi non rimane davvero niente. Ma se costruiamo un palazzo di pensieri ed emozioni, e se poi questo crolla, le cose vanno diversamente. All’inizio sembra una vittoria del divenire che ci ha travolto. Poi, dopo qualche giorno, camminando svoltiamo l’angolo e ritroviamo una facciata di quel palazzo in un posto dove prima non c’era. Ma non è come prima. Le finestre sono più strette, i capitelli hanno un altro stile, e hanno messo dei fiori accanto al cancello.

C’è sempre un diamante che sopravvive al divenire?

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La Maschera

La Maschera

La Maschera

Il senso della maschera sta nel poter impiegare la sensazione dei muscoli facciali come struttura stabile attorno alla quale organizzare le onde mutevoli del pensiero. Sia nella dimensione sociale sia da soli, in compagnia di se stessi.

 

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