LA BATTAGLIA DELLE APPARENZE

In quei giorni il Rispettabile Saggio era di cattivo umore, e gli capitò di contestare il Creativo con queste parole: “Tu cerchi sempre di essere originale, non rispetti la convenzione, e con la tua presunzione rovini il nostro vivere in società.”

Il Creativo, che per sua fortuna era anche un poco intelligente[1], così gli rispose: “Io non vado cercando l’originalità con la lanterna: io cerco me stesso. Sei tu che guardandomi da fuori usi questa parola per nominarmi e criticarmi, ma io mi guardo dal dentro.

Inoltre io non sono presuntuoso, io sono lo schiavo della viva bellezza, e sono umile al suo cospetto. Per questo mio padrone ho un rispetto molto più serio di quello che tu hai per la tua convenzione. La viva bellezza infatti è penetrante, non è una maschera dietro la quale nascondere qualsiasi vita, e se non hai capito di cosa sto parlando, sappi che essa è il pensiero che si muove, è quando un significato conquista e riordina l’intero regno del conscio e parte dell’inconscio, trasfigurandoli. È l’idea formatasi da poco, che diventa occasione per i mille nomi che stanno nella mente di mettersi in una configurazione nuova, proiettandosi in file lungo i raggi che vengono da tale idea, o disponendosi a corona intorno ad essa.

Nei miei quadri il completo elegante siede accanto alle povere vesti e alle tute sportive. L’uomo che ride accompagna l’uomo che piange, il triste conversa con l’euforico, e il distratto trova un accordo con l’uomo d’azione. Questo perché la mia regola non è l’uguaglianza dei comportamenti; è qualcos’altro. Tu invece pensi che io non abbia regole solo perchè rompo le apparenze uniformi. Ma per fortuna io non ho bisogno delle apparenze diverse per cercare me stesso, e non ho bisogno neppure di confrontarmi col tuo pensiero, che già conosco. Per cui su questo semplicemente te la do vinta, o Rispettabile Saggio, e domani mi vestirò tono su tono, e risponderò loro con un sorriso di maniera, senza farli aspettare. Perché non è la battaglia delle apparenze quella che io voglio condurre.”

  1. [1]Altrimenti il Rispettabile Saggio sarebbe riuscito a rovinargli l’ispirazione.

IL POETA RITROVATO E LE PAROLE VOLANTI

RACCONTO BREVE

Il poeta con la cinepresa racconta la storia in bianco e nero di un pugile contro. La narrazione rimane scritta nel cuore del ragazzo che la segue dal divano, incantato. Le immagini del combattimento gli tornano alla mente aspettando l’autobus nel freddo, durante gli intervalli passati in disparte, e nei piccoli rumori della notte, con la fronte appoggiata alla finestra senza sonno. Nei sogni, lui supera gli ostacoli indossando i guantoni e guardando in faccia i nemici.

Ma il combattente a viso aperto è un’idea che non funziona nel mondo vero. Verrà sconfitta dalle prese in giro dei compagni, dagli inganni delle amanti e dai sotterfugi dei colleghi. Le parole volanti del poeta sono destinate a naufragare sui dettagli retrostanti sui quali si regge il mondo; a causa di questo insuccesso l’uomo smetterà di credere nel poeta. Divenuto un po’ più triste, l’uomo resterà invischiato nella gara sociale della furbizia, che mette in palio la fetta più grossa della torta benestante. Il sorriso delle sue labbra non sarà più accompagnato da quello degli occhi, e lui smetterà di guardarsi allo specchio. Addolcita dal piacere dei sensi, la nebbia della falsità lo accompagnerà fedele fin dentro la bara, economica, scelta con cura dai parenti.

Oppure, avrà un colpo di fortuna, e da un ricordo del passato nascerà un’ispirazione. Se lo sporco è annidato nei risvolti complessi del mondo, non basta una poesia per fare pulizia. Per cui no, non tornerà a confondere il mondo con le storie degli eroi, come faceva Don Chisciotte. Non si possono fermare i mulini a vento. Bisognerà prenderne atto e tornare sì a credere, ma in un modo diverso. Toglierà dunque la passione dai tumulti esterni, dei quali non si può aver ragione, e metterà un recinto e una password a protezione di un nuovo angolo del cuore, in cui le parole volanti del poeta torneranno di casa. Non più bandiera da pirati sui mari del mondo, ma preghiera di un cielo, silenziosa in un tempio.

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