Nella prima parte di questo articolo esporremo i concetti fondamentali della teoria delle emozioni elaborata da Klaus Scherer: il modello processuale componenziale (in inglese Component Process Model, abbreviato nella sigla CPM). Successivamente svilupperemo alcune considerazioni relative agli spunti che si possono trarre da questa teoria dal punto di vista della crescita personale. Nella terza parte proveremo a indicare somiglianze e differenze fra il pensiero di Scherer e la visione sviluppata da Jaak Panksepp, fondatore delle neuroscienze affettive, alla cui opera ho recentemente dedicato un libro divulgativo.
La teoria di Scherer
Il modello di Scherer si chiama componenziale perché non concepisce le emozioni come entità elementari, bensì come dinamiche emergenti da un sistema complesso costituito da molte componenti. La componente più caratteristica della concezione di Scherer è il processo di valutazione (in inglese appraisal) delle informazioni provenienti dall’ambiente esterno. Il processo di valutazione è analizzato da Scherer in grande dettaglio ed implica ad esempio il riconoscimento dell’importanza di un evento, della sua piacevolezza, del suo grado di novità rispetto alle nostre aspettative sul mondo, del fatto che ostacoli o favorisca i nostri obiettivi, della possibile presenza di qualcuno che lo governi, della nostra possibilità di gestirlo, del suo significato nell’ambito del nostro sistema di valori. Tipico e distintivo dell’impostazione di Scherer è che venga individuata la sequenza secondo cui tali valutazioni avvengono.
Le situazioni sperimentali che Scherer passa in rivista includono spesso delle persone che giocano con videogames, grazie ai quali è possibile creare un contesto dotato di obiettivi da raggiungere. Un’altra situazione tipica prevede la presentazione di immagini di natura piacevole o spiacevole. Gli esperimenti più interessanti sono quelli in cui è stato possibile rilevare la sequenza degli atti di valutazione, sia registrando i movimenti dei muscoli facciali, sia rilevando l’attività cerebrale per mezzo di un elettroencefalogramma. Complessivamente emerge che la valutazione della novità precede quella della piacevolezza, la quale si sovrappone al riconoscimento della rilevanza agli obiettivi1. Successivamente avviene la valutazione di come l’evento si posiziona sull’asse ostacolo-facilitazione (grado di facilitazione), la quale probabilmente implica un’attività cerebrale piú prossima alla sfera della coscienza. Le prime tre valutazioni avvengono nell’arco di 200 millisecondi a partire dall’evento, mentre il grado di facilitazione viene valutato in un intervallo compreso tra i 500 e gli 800 millisecondi a partire dall’evento2. Siamo lontani dall’avere una piena descrizione del processo delle emozioni umane, nondimeno i risultati appena descritti danno supporto all’idea che vi sia un ordinamento preciso delle fasi di riconoscimento.
Altri esperimenti mostrano che gli ostacoli generano uno stato di maggiore attivazione (riscontrabile ad esempio nel battito cardiaco) rispetto alle facilitazioni. Il grado di piacevolezza o spiacevolezza invece non influenza l’energia complessiva ma la sua distribuzione. Sia la valutazione del grado di piacevolezza-spiacevolezza che quella del grado di facilitazione è collegato, nell’ambito dei muscoli facciali, all’attività del muscolo corrugatore del sopracciglio e di quello zigomatico3.
Un importante risultato della grande mole di ricerche condotte da Scherer è costituito da alcune tabelle secondo cui, ad esempio, ad uno stimolo valutato piacevole si accompagnano manifestazioni quali: “accelerazione del battito cardiaco, salivazione, dilatazione delle pupille, palpebra alzate, bocca e narici aperte, labbra separate con le estremità curve verso l’alto, sguardo diretto, espansione delle fauci e delle faringi, accorciamento e rilassamento del tratto vocale (‘voce ampia’, con aumento dell’energia alle basse frequenze, diminuzione della frequenza F1, leggero ampliamento della banda F1), movimenti centripeti di mani e braccia, postura espansiva, movimenti di approccio.”4
Oltre al processo di valutazione vi sono altre componenti fondamentali che fanno parte del sistema definito da Scherer. Queste sono: una componente che riguarda il sistema nervoso autonomo (ad esempio la circolazione sanguigna e la respirazione); le tendenze d’azione; una componente espressivo motoria che include i muscoli facciali, le modalità vocali e le posture del corpo; la sensazione soggettiva delle emozioni.
Gli elementi del sistema di Scherer si influenzano a vicenda e la loro interazione avviene in modo continuo, con aggiustamenti di equilibrio in base ai cambiamenti della circostanza esterna e del sistema interno. Scherer ritiene così che si possa costruire un modello in grado di rendere conto della complessità con cui avvengono le emozioni. Queste ultime sono concepite da Scherer come episodi ben circoscritti che hanno luogo a seguito del riconoscimento (da parte del processo di valutazione) di certi eventi nell’ambiente circostante.
Agli eventi emotivi corrispondono precise dinamiche del sistema componenziale. Questi decorsi caratteristici del sistema vengono chiamati attrattori, termine che proviene dalla teoria dei sistemi non lineari. Esso indica le famiglie di comportamenti tipici in cui un sistema complesso tende a ricadere, come se ne fosse attratto. La visione componenziale così descritta implica la possibilità che emerga una varietà indefinita di emozioni, fra le quali ve ne sono però alcune più ricorrenti che Scherer chiama emozioni modali5, quali ad esempio rabbia e paura.
Leggendo alcuni passi di Scherer ed osservando gli schemi esplicativi del CPM si potrebbe avere l’impressione di un’organizzazione molto complessa ed esigente in termini di riflessione, a fronte di fenomeni emotivi che possono essere molto rapidi. I processi di cui parla Scherer però, avvengono solo in parte ridotta nella sfera cosciente. Si parla di valutazione, ma questo non implica necessariamente una sequenza di proposizioni esplicite formulate a livello cosciente. Possiamo comprenderlo meglio pensando, ad esempio, alla valutazione istintiva di un peso, o a quella dello spazio che ci serve per sorpassare con l’auto prima che arrivi qualcuno dal lato opposto.
Nei suoi scritti Scherer fornisce anche un’interpretazione delle principali alternative alla sua concezione teorica delle emozioni, la quale fa parte della famiglia delle teorie dell’appraisal. Egli si esprime a volte in modo critico rispetto a chi sostiene l’idea delle emozioni di base. Ciò che però ha di mira quando critica tale posizione è il fatto che si concepiscano le emozioni come programmi rigidi e predefiniti.6 Nel parlare di emozioni di base Scherer si riferisce principalmente a Paul Ekman e Carroll Izard, ed egli stesso nota come, nel momento in cui le emozioni di base vengano concepite in modo flessibile, non vi sia più un contrasto netto col modello componenziale7. Tale flessibilità significa anzitutto che…
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1La rilevanza in riferimento agli obiettivi (in inglese Goal Relevance), è una parte di ciò che è chiamato semplicemente rilevanza, di cui fanno parte anche il riconoscimento della novità e della piacevolezza. Risponde alla domanda: “L’evento ha conseguenze per i miei bisogni o per i miei obiettivi?” (in inglese: “Does the event have consequences for my needs or goals?”). Cf Scherer 2009a, p. 1310
2Scherer 2009a, p.1344
3Nel testo che abbiamo consultato non è specificato se si tratti del muscolo zigomatico maggiore o di quello minore. Presumibilmente la differenza non è rilevante.
4 Scherer 2009b, p. 3464
5“I also suggested the existence of certain modal outcomes that occur more frequently due to event contingencies and psychobiological prewiring.” Scherer 2009a, p. 1316
6“…there is no emergent pattern but the relatively rigid execution of a programme.” Scherer 2009b, p. 3460
7Cf. Scherer 2009a, p. 1334