Carroll Izard e le emozioni

La visione di Carroll Izard è caratterizzata dal ruolo rilevante assegnato all’emozione dell’interesse. L’interesse e le sequenze di emozioni che ne scaturiscono sono “la principale forza che organizza la coscienza”.1

La curiosità è una manifestazione tipica dell’interesse, e può essere attivata da un semplice cambiamento nel campo percettivo. Un livello medio-alto di interesse è tipico delle situazioni di benessere, mentre un livello molto basso di interesse è caratteristico della sindrome depressiva. I circuiti nervosi che sostengono l’emozione dell’interesse si fondano sull’azione della dopamina e sono attivi fin dalla nascita. Quest’emozione si rivela essere un fattore chiave “nello sviluppo dell’intelligenza e nel mantenimento dell’attività creativa.”2 L’emozione dell’interesse descritta da Izard corrisponde all’Anticipazione descritta da Robert Plutchik e alla Ricerca descritta da Jaak Panksepp.3

Izard propone un’utile metafora nella quale paragona le emozioni ai gusti.4 Izard osserva che la sensibilità ai gusti fondamentali (salato, dolce, amaro e aspro) è una caratteristica innata che si sviluppa nel corso delle prime settimane di vita. Noi non impariamo il salato perché ci viene insegnato dai nostri genitori. Lo sentiamo in modo spontaneo e, per cosí dire, “istintivo”. Quello che impariamo è la parola per indicare quel certo sapore. Le emozioni di base si sviluppano in modo paragonabile a quello dei gusti. Anch’esse emergono nel corso della prima infanzia, e quello che impariamo dai nostri genitori e da chi ci sta intorno non è precisamente la sensazione della paura, della rabbia o della tristezza. Quello che impariamo è come nominare e gestire tali stati emotivi. Impariamo ad inserirli in una visione integrata di noi stessi e della situazione in cui ci troviamo.

Izard sottolinea la distinzione teorica fra emozioni di base e schemi emotivi. Izard impiega l’espressione “schema emotivo” per indicare gli schemi di ragionamento e di comportamento appresi tramite l’esperienza. Le emozioni di base sono strutture più essenziali ed innate, mentre gli schemi emotivi hanno una natura più elaborata, si affermano pienamente nel corso dello sviluppo dell’individuo, e sono più soggetti all’influenza culturale. Nello sviluppo degli schemi emotivi è importante la mediazione effettuata dalla parola: “Dopo che un bambino ha acquisito il linguaggio, un’emozione di base può diventare parte di diversi schemi emotivi creando connessioni tra il sentimento e le parole associate…”5 L’emozione di base della rabbia, per esempio, sarà la stessa in un indiano e in un americano, ma i costrutti culturali (e dunque gli schemi emotivi) che vi si abbinano potrebbero essere molto differenti. Gli schemi emotivi implicano una maggiore consapevolezza delle cause e delle conseguenze degli stati emotivi, e rivestono dunque un’importanza particolare per lo sviluppo dei comportamenti morali.

La posizione teorica di Izard è riassunta in quella che viene chiamata “Teoria Differenziale delle Emozioni” ( in inglese “Differential Emotions Theory”: DET).6 La Teoria Differenziale delle Emozioni prende le mosse dalle osservazioni sulle espressioni facciali delle emozioni, e si propone di fornire un quadro di riferimento per interpretare i tratti della personalità, che sarebbero almeno in parte riconducibili al modo in cui si strutturano gli schemi emotivi.7 L’aggettivo “differenziale” sta ad indicare che viene identificato un ristretto numero di emozioni di base chiaramente distinguibili fra loro: interesse, gioia/felicità, tristezza, rabbia, disgusto e paura.8 Ciascuna di queste emozioni di base presenta un suo profilo specifico in termini di sensazioni provate, strutture nervose sottostanti, funzione evolutiva, situazioni scatenanti e comportamenti evocati. Attraverso gli schemi emotivi generati dalla stratificazione cognitiva, da queste emozioni fondamentali innate si possono sviluppare le più diverse combinazioni dei sentimenti, che emergono nel corso dell’esperienza e della maturazione socio-culturale.

Izard concepisce le emozioni come un flusso continuo alla base della vita cosciente. Di conseguenza, “non esiste un’entità come una mente senza dimensione affettiva; l’affettività o l’emotività sono sempre presenti.”.9 Nel loro essere sempre presenti le emozioni possono assumere livelli di intensità differenti, e “continuano ad avere un impatto motivazionale a tutti i livelli di intensità.”10 Tale visione si contrappone a quella per cui le emozioni costituiscono degli episodi isolati e sono soltanto un’interpretazione cognitiva degli stati fisiologici del corpo.

Nell’ambito del suo sforzo di migliorare la comprensione delle emozioni, nel 2010 Izard ha pubblicato il risultato di una serie di interviste condotte con i più rilevanti ricercatori attivi nel campo delle emozioni. Integrando i punti di maggiore concordanza fra gli studiosi intervistati, potremmo affermare quanto segue.

Le emozioni sono sistemi di risposta che organizzano l’organismo, sono gestite da specifici circuiti nervosi e sono caratterizzate da uno specifico modo del sentire. Esse sono attivate o intensificate da determinate circostanze e danno luogo a determinati comportamenti espressivi, incluse le espressioni facciali delle emozioni ed i relativi cambiamenti vocali. Accade spesso che le emozioni emergano ed esercitino la loro azione nell’ambito di un contesto sociale.11

Quando si parla di “uno specifico modo del sentire” associato ad una certa emozione ci si riferisce alla sensazione più immediata che abbiamo di quell’emozione. È come il sapore di un cibo o come la percezione di un colore. La qualità della rabbia, per esempio, rimane la medesima nel corso di tutta la vita di un individuo, cosí come la qualità intrinseca del colore nero rimane la stessa.12

Izard, insieme a Paul Ekman, è uno dei pionieri degli studi interculturali sulle espressioni facciali. Tali studi hanno consentito ad Izard di individuare una serie di micromovimenti facciali essenziali. Il cosiddetto MAX (Maximally Discriminative Facial Movement Coding System) è un sistema basato sull’identificazione di 27 componenti muscolari delle espressioni facciali. Il MAX è stato messo a punto sul finire degli anni settanta del secolo scorso, ed è molto usato (cosí come, per esempio, il sistema MP di Tronick) per identificare le esperienze emotive nei bambini.13

Negli studi sulle espressioni emotive dei bambini è stato possibile osservare, ad esempio, che l’espressione della rabbia è riscontrabile già nei bambini di 4 mesi (la rabbia si manifesta quando si interrompe il tentativo del bambino di raggiungere un obiettivo). Questa rabbia osservata nei bambini di pochi mesi mostra già un profilo caratteristico di attivazione fisiologica, distinguibile, per esempio, da quello della tristezza. La frequenza con cui i bambini assumono un’espressione di rabbia aumenta a partire dai 4 mesi fino a 19 mesi.14 La manifestazione delle emozioni negative (paura, rabbia, tristezza, disgusto15) occupa comunque un tempo inferiore rispetto alle emozioni positive, e tende a diradarsi ulteriormente dopo i 3 anni, a seguito della maturazione e dell’apprendimento sociale.16

Izard ha dedicato un grande impegno per elaborare un programma di sviluppo emotivo dedicato ai bambini fino ai 12 anni che fosse costruito coerentemente sulla base di una visione scientifica delle emozioni.17 I principi generali che è arrivato cosí a definire costituiscono un buon punto di riferimento per la regolazione emotiva nei bambini, e sono descritti in un post a parte che pubblicheremo nelle prossime settimane. I medesimi principi generali sono anche una buona occasione per approfondire la comprensione dell’intelligenza emotiva e della regolazione emotiva negli adulti.

È molto interessante confrontare la visione teorica di Carrol Izard con le neuroscienze affettive di Jaak Panksepp. Alcune differenze si riscontrano nel set di emozioni di base individuato da questi due importanti studiosi. Nell’elenco di emozioni di base individuato da Panksepp non ci sono il disgusto, la sorpresa e la gioia, mentre vi si trovano l’eccitazione sessuale, il gioco e la cura, che non sono espressamente indicate da Izard come emozioni di base.

Al di là di queste differenze, Panksepp e Izard concordano in alcuni assunti fondamentali che elenchiamo qui di seguito.

  • Le emozioni sono un flusso continuo sempre presente

  • Le emozioni sono una forza modellatrice dell’attività cosciente

  • Si può individuare un ristretto numero di emozioni di base, ciascuna delle quali possiede un ruolo evolutivo ed una struttura anatomico-nervosa specifica.

  • A partire dalle emozioni di basse si possono sviluppare molteplici sfumature emotive attraverso l’esperienza sociale e culturale.

  • L’emozione dell’interesse/ricerca (voglia di fare) riveste un ruolo speciale nell’attivare l’organismo, spesso in combinazione con altre emozioni.

  • La depressione è collegata ad un’attività molto bassa dell’interesse/ricerca.

  • È importante dare ampio spazio alla coltivazione delle emozioni positive, non solo al contenimento di quelle negative.

Il lavoro di Panksepp si svolge soprattutto nel campo anatomico e biochimico, con molti riferimenti alle indagini neuroscientifiche nel mondo animale, mentre il lavoro di Carroll è più prettamente di natura psicologica. Questo fa sí che il lavoro dei due ricercatori si completi e si sostenga a vicenda.

Per un approfondimento della visione di Panksepp vi consigliamo la lettura del nostro libro: “Le emozioni di base secondo Panksepp”.

BIBLIOGRAFIA

Cappello, Manuel. “Le emozioni di base secondo Panksepp.”

Izard, Carroll E., et al. “The young infant’s ability to produce discrete emotion expressions.” Developmental psychology 16.2 (1980): 132. p 137

Izard, Carroll E. “Translating emotion theory and research into preventive interventions.” Psychological bulletin 128.5 (2002): 796.

Izard, Carroll E. “Basic emotions, natural kinds, emotion schemas, and a new paradigm.” Perspectives on psychological science 2.3 (2007): 260-280.

Izard, Carroll E. “The many meanings/aspects of emotion: Definitions, functions, activation, and regulation.” Emotion Review 2.4 (2010): 363-370.

Panksepp, Jaak. “Toward the constitution of emotional feelings: Synergistic lessons from Izard’s differential emotions theory and affective neuroscience.” Emotion Review 7.2 (2015): 110-115.

Panksepp, Jaak, and Lucy Biven. The archaeology of mind: neuroevolutionary origins of human emotions (Norton series on interpersonal neurobiology). WW Norton & Company, 2012.

Tracy, Jessica L., and Daniel Randles. “Four models of basic emotions: a review of Ekman and Cordaro, Izard, Levenson, and Panksepp and Watt.” Emotion Review 3.4 (2011): 397-405.

1Izard 2007, p. 270

2Izard 2007, p. 271

3“Lo schema dell’interesse come qui è definito è simile concettualmente all’anticipazione di Plutchik e concettualmente e neurobiologicamente simile ai sistemi di ricerca e anticipazione di Panksepp, i quali dipendono dai circuiti della dopamina.” Izard 2007, p. 271

4Izard 2007, p. 264

5“Dopo che un bambino ha acquisito il linguaggio, il sentimento di un emozione di base può diventare parte di diversi schemi emotivi stabilendo connessioni tra il sentimento e le parole associate con il nome delle emozioni e l’esperienza delle emozioni. Una volta che si è attivato in un bambino che ha acquisito il linguaggio o in un adulto, ciascun sentimento emotivo tipicamente ed immediatamente recluta l’informazione cognitiva rilevante. La successiva interazione fra il sentimento delle emozioni e la cognizione definisce l’esperienza complessiva di uno schema emotivo…” Izard 2007, p. 266

6“Teoria discreta delle emozioni” è un espressione più generale per queste teorie che individuano un numero circoscritto di emozioni di base.

7Una posizione opposta alla DET è quella di chi considera le diverse emozioni una sorta di modulazione a partire da un’unica sorgente comune di affettività.

8“L’evidenza accumulata suggerisce che le seguenti emozioni di base soddisfano i criteri per essere considerate come strutture innate (natural kinds): interesse, gioia/felicità, tristezza, rabbia, disgusto e paura” (negli scritti precedenti di Izard si possono trovare liste che includono un maggior numero di emozioni di base).

9Izard 2007, p. 270

10Izard 2007, p. 273

11Questa formulazione è nostra. Izard si esprime in questi termini: “Le emozioni consistono di circuiti neurali (che sono almeno in parte dedicati), sistemi di risposta, ed uno stato/processo del sentire che motiva e organizza la cognizione e l’azione. Le emozioni forniscono inoltre informazione alla persona che ne fa l’esperienza, e potrebbero includere un precedente processo di valutazione ed un processo cognitivo continuo che include un’interpretazione dei suoi stati del sentire, espressioni o segnali socio-comunicativi, e potrebbero motivare i comportamenti di approccio ed evitamento, esercitare il controllo/regolazione delle risposte, ed essere per loro natura sociali o relazionali.” p. 367

Nota che questa descrizione non viene considerata come una vera e propria definizione, perché troppo eterogenea.

12“Dunque, il sentimento di un’emozione di base è innato e la sua qualità distintiva è invariante nell’arco della vita di una persona.” Izard 2007, p. 263.

13 Izard 1980, p. 137

14Izard 2007, p. 262.

15Ricordiamo che il disgusto, nell’ambito delle neuroscienze affettive, non è propriamente considerato un’emozione, bensì un affetto di natura omeostatica.

16“In condizioni normali, le emozioni negative di base (tristezza, rabbia, disgusto, paura) hanno una frequenza di base ridotta e una breve durata. (…) Le emozioni di base negative tipicamente iniziano a diventare meno frequenti con la maturazione e lo sviluppo cognitivo e sono piuttosto insolite in ambito sociale a partire dall’etá di 3 o 4 anni…)” Izard 2007, p. 264

17Là dove in precedenza questi programmi avevano un orientamento più pratico, e meno teso ad evidenziare i processi causali da cui dipendono i cambiamenti prodotti dai programmi medesimi.

Lascia un commento